QUANDO A CIVITA CASTELLANA C'ERANO
GLI ANTICLERICALI DELLA "GIORDANO BRUNO"
GLI ANTICLERICALI DELLA "GIORDANO BRUNO"
di Alfredo Romano
Un tempo, nei primi anni del Novecento, c'era a Civita Castellana una sezione intitolata a Giordano Bruno, grande filosofo, condannato dal Tribunale dell'Inquisizione e arso vivo il 17 gennaio del 1600 in Campo dei Fiori a Roma. Si trattava di una sezione d'ispirazione anticlericale cui facevano riferimento i numerosi socialisti della città. La ghiotta notizia ci viene data da un libro raro, conservato nella biblioteca comunale, dal titolo: I fatti di Lourdes: resoconto stenografico del contraddittorio tenuto il 17 novembre 1912 a Civita Castellana (Roma) tra il P. Pellegrino Paoli e l’on. G. Podrecca. I tipi sono della Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1913. Chi erano Padre Paoli e l’on. Podrecca? Il primo era un francescano di Lucca che andava in giro per l’Italia a tenere conferenze sulla scientificità dei miracoli di Lourdes; il secondo, invece, era, a detta dello stesso Paoli, “il più genuino rappresentante dell’anticlericalismo italiano […] l’uomo che […] conduce in tutta Italia una campagna volgare contro Lourdes ed i suoi miracoli” . Il volume riporta, è vero, il testo stenografico del contraddittorio, ma l’introduzione, le note e i commenti sono del Paoli, che così può riservarsi giudizi e punti di vista questa volta senza possibilità di smentita. I fatti. Dal 20 ottobre al primo di novembre del 1912, il Paoli aveva svolto una serie di conferenze, a sua detta di carattere scientifico-religioso, nella Sala Teatro della Direzione Diocesana di Civita Castellana, invitato dal Vescovo Mons. A. Giacomo Ghezzi. Pare che ogni sera accorressero alle conferenze numerosi operai, studenti e professionisti e “questo fatto aveva urtato i nervi del socialismo locale e di una certa sezione della G. Bruno” dice sempre il Paoli. Il tema era: I fatti di Lourdes e la loro interpretazione. Evidentemente la cosa non andò giù ai nostri civitonici della Giordano Bruno che, ovviamente, non credevano ai miracoli. Fu organizzato perciò un contraddittorio tra Padre Paoli e l’on. Podrecca che si tenne nella sala del Municipio. Vi assistettero 400 persone: metà cattolici e metà anticlericali. Ma, fuori del palazzo comunale, era rimasta un affollato numero di persone che non avevano trovato posto in sala. Sotto la presidenza dell’allora Sindaco, il commendatore Ulderico Midossi, era stato composto un Giurì: per parte cattolica rappresentato dall’avvocato Pierantoni e dal pubblicista Alfredo Proia; per parte anticlericale dagli avvocati Nicola D’Angelo e Amilcare Rispoli. Riportiamo fedelmente due brani tra i più significativi del contraddittorio.
On. Podrecca. “[…] Veda, egregio contraddittore (si rivolge al Paoli, ndr.), ella s’è affidato completamente alle relazioni sulla materia. Io sono un povero positivista, uno del pubblico che, ascoltando un’opera musicale, dice: mi piace o non mi piace, e secondo il caso applaude o fischia. Finora, tutto questo trucco, che la Chiesa ha abilmente architettato per sfruttare l’ignoranza delle plebi, è degno dei fischi! Ma io ci sono andato da modesto positivista, mi sono recato su i luoghi per cercare di constatare con i miei occhi, sia pure grossolanamente, quanto si va strombazzando dalla Chiesa. È così, sempre, in seno al mio partito, al quale ho dato le mie energie e per le comuni idealità, quando ho sentito la necessità della nostra espansione coloniale, ho sentito anche il bisogno di andare in Libia, in Cirenaica e nell’Egeo, e quello che dico lo affermo con piena coscienza. Ma mi meraviglio veramente che lei, un sacerdote, non sia andato a Lourdes e che ci sia andato il profano! Io ho sentito di andare a Lourdes, perché io studio non soltanto il Cattolicesimo ma la religione di tutti i popoli, che è un fenomeno ben più alto, più vasto, più commovente di quello che non sia un povero contraddittorio fissato qui tra due guido-vie. Non è la Madonna che preme a Lourdes, sono gli enormi incassi che vi si fanno, ed io vi darò la dimostrazione coi fatti alla mano. […]”.
Padre Paoli. “[…] Intanto, per prima cosa, egli ha detto che il pubblico qui presente non è alla portata dei fatti che io ho riferito, per poter controllarne, s’intende, la verità. Egli ha creduto d’avere espresso un’idea luminosa, ma non ha affermato che un paradosso. Il pubblico stesso non può accettarlo, giacché il pubblico sa che non è necessario che io veda da me, coi miei occhi, un fatto, quando questo fatto appartiene alla storia e chiunque può constatarlo purché abbia l’integrità dei suoi sensi. Se io non ho veduto, altri hanno visto per me! A Londra, ad esempio, io non sono mai stato: potrei, solo per questo, negare che esista Londra? Così dei fatti di Lourdes. Io non ho assistito al miracolo, non ho constatato personalmente i fatti, ma i fatti sono pubblici, ed io ho citato dei testimoni contro i quali nessun serio argomento ha saputo portare l’on. Podrecca. […] Ai fatti si crede sempre! Quando i fatti sono testimoniati da persone oneste ed insospettabili, sino da medici materialisti, come nel caso nostro, quando i fatti sono accettati da uomini che non dividono la mia fede nel soprannaturale […]”.
Il contraddittorio è lungo, vi sono anche delle repliche. Dell’evento si occuparono alcuni quotidiani dell’epoca: Il Corriere d’Italia, Il Giornale d’Italia,La Tribuna, Il Messaggero e La Vedetta di Viterbo. Anche alcuni periodici: Il Mulo eL’Asino. I giornali, naturalmente, si schierarono a favore dell’una o dell’altra tesi: Il Messaggero, per es., per quella dell’on. Podrecca, mentre Il Corriere d’Italia per quella di Padre Paoli. Il volume è di estremo interesse: ne viene fuori il clima religioso e politico che si respirava all’epoca non solo a Civita Castellana, ma anche nel resto d’Italia. Erano i tempi in cui essere socialisti era come dire mangiapreti; essere cattolici, invece, contrari a quelle idee rivoluzionarie di riscatto sociale che si affacciavano negli strati meno abbienti della popolazione. In ogni modo la notizia più sorprendente che si ricava dal volume è che a Civita Castellana, nel 1912, c'era una sezione anticlericale intitolata a Giordano Bruno. Ci svela, oltretutto, che questi civitonici devono avere nel loro sangue qualche DNA laico che viene da molto lontano.
Il contraddittorio è lungo, vi sono anche delle repliche. Dell’evento si occuparono alcuni quotidiani dell’epoca: Il Corriere d’Italia, Il Giornale d’Italia,La Tribuna, Il Messaggero e La Vedetta di Viterbo. Anche alcuni periodici: Il Mulo eL’Asino. I giornali, naturalmente, si schierarono a favore dell’una o dell’altra tesi: Il Messaggero, per es., per quella dell’on. Podrecca, mentre Il Corriere d’Italia per quella di Padre Paoli. Il volume è di estremo interesse: ne viene fuori il clima religioso e politico che si respirava all’epoca non solo a Civita Castellana, ma anche nel resto d’Italia. Erano i tempi in cui essere socialisti era come dire mangiapreti; essere cattolici, invece, contrari a quelle idee rivoluzionarie di riscatto sociale che si affacciavano negli strati meno abbienti della popolazione. In ogni modo la notizia più sorprendente che si ricava dal volume è che a Civita Castellana, nel 1912, c'era una sezione anticlericale intitolata a Giordano Bruno. Ci svela, oltretutto, che questi civitonici devono avere nel loro sangue qualche DNA laico che viene da molto lontano.
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